Soia: la produzione brasiliana è sostenibile e certificata, no a sovranismi alimentari

L’ambasciatore del Brasile in Italia interviene in difesa della produzione di oleaginose del proprio paese e mette all’indice le tentazioni protezionistiche di alcuni paesi europei

Questo mese l’Ente Brasiliano di Ricerca Agro-zootecnica (EMBRAPA) ha divulgato uno studio che evidenzia come il Brasile sia importante per la sicurezza alimentare globale.

Infatti, secondo questo studio, l’agroalimentare brasiliano è responsabile attualmente del rifornimento di cibo per 800 milioni di persone, cioè, all’incirca il 10% della popolazione globale. Per arrivare a questi dati, lo studio ha preso in considerazione anche il valore e la quantità delle oleaginose prodotte ed esportate dal Brasile, tra cui la soia “Made in Brazil”.

L’Organizzazione delle Nazione Unite per L’Alimentazione (FAO) ci dice che entro il 2050 la popolazione globale raggiungerà probabilmente quasi 10 miliardi di persone. Questo incremento demografico farà aumentare la domanda mondiale di prodotti agricoli del 50% rispetto ai livelli attuali, intensificando ancora la già pesante pressione sulle risorse naturali .

Il Brasile, in questo contesto, è notoriamente l’unico paese che detiene il dominio tecnologico per raddoppiare la produzione attuale di proteina animale e di soia, in aree già utilizzate o con il recupero di pascoli degradati, senza il bisogno di nuove terre, contribuendo alla sostenibilità e alla sicurezza alimentare del pianeta, come peraltro già accade.

Il Brasile è infatti l’unico paese tra i maggiori produttori agricoli nel mondo che conserva ancora più del 60% del territorio, coperto da vegetazione autoctona, con attività agro-zootecniche limitate a circa il 30% del territorio, di cui l’8% per tutta l’attività agricola del paese e circa il 22% per l’allevamento.

Il Brasile è anche tra i leader in energia pulita, con una media del 40% di energia da fonti rinnovabili, dato ben al di sopra alla media mondiale, che è del 18%. In questa ottica va sottolineato che paesi più inquinanti del Brasile, curiosamente, non vengono esortati a ridurre le sue emissioni.

Per quanto riguarda la fondamentale questione dell’ambiente, non possiamo mai dimenticare che il perfezionamento e il consolidamento del concetto di sviluppo sostenibile sono il risultato di lavori decennali della diplomazia brasiliana. Per una potenza agroambientale, come il Brasile, cosciente delle sue responsabilità di tutelare la biodiversità, le sfide esistenti in quest’area – così come esistono un po’ ovunque nel mondo – sono e saranno affrontate con nostro impegno storico e continuo di conciliare “green” e “growth”.

I brasiliani sono i primi interessati a difendere la natura, la loro più grande e cara ricchezza.

Al di là dei protezionismi ingiustificati e del “sovranismo alimentare”, intensificato dalle campagne diffamatorie dalle “lobbies” protezionistiche europee, la soia brasiliana possiede qualità innegabili e uniche per rispondere a queste esigenze globali di conciliare produttività e sostenibilità, con sicurezza.

La soia brasiliana occupa solo l’1% circa del bioma amazzonico. Il 90% della soia “made in Brazil”, la più nutritiva e produttiva al mondo, è coltivata in aree già utilizzate in agricoltura da più di venti anni.

Tutta la produzione brasiliana di soia ha il controllo di origine. La soia brasiliana è anche fonte d’energia sostenibile, fonte di reddito e di lavoro per migliaia di brasiliani e stranieri, favorendo la sostenibilità anche nei suoi pilastri sociale e economico.

Tutte queste qualità sono state riconosciute dalla stessa industria italiana di olio e di mangimi, in un “webinar” sulla soia brasiliana recentemente organizzato dall’Ambasciata, disponibile sui nostri social.

La soia brasiliana fissa, peraltro, l’azoto nell’aria attraverso un sistema di batteri in simbiosi con le radici.

Di recente, ho sentito proposte protezionistiche, quanto meno curiose, direi addirittura eccentriche, di espansione della produzione di soia o di carne in Europa, così da “evitare” importazioni. Oltre a essere fondate su premesse esclusivamente protezionistiche, tali proposte porterebbero all’aumento della deforestazione nel vecchio continente, non contribuendo né alla sostenibilità né tantomeno alla sicurezza alimentare globale, per piantare in terre con minore produttività e maggiore impatto ambientale, aggravando la situazione di una delle regioni più deforestate del mondo, dove i distorsivi sussidi all’agricoltura finiscono per danneggiare tanti agricoltori in paesi in via di sviluppo.

La sicurezza alimentare e la sostenibilità sono argomenti globali, seri e devono essere affrontati senza protezionismi ingiustificati. Demonizzare le importazioni e strumentalizzare concetti importanti come la sostenibilità per l’appunto finirà per essere controproducente.

Il Brasile è proprio un esempio di paese che ha saputo dimostrare che sostenibilità e sicurezza alimentare possono andare di pari passo e la soia brasiliana è forse il principale simbolo di questa realtà.

Ambasciatore del Brasile a Roma

https://www.agrisole.ilsole24ore.com/art/mercati/2021-03-16/soia-produzione-brasiliana-e-sostenibile-e-certificata-no-sovranismi-alimentari-122358.php?uuid=ADsJhcQB&refresh_ce=1

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