Ford smette di produrre in Brasile, se ne può approfittare Stellantis

Il colosso Usa cesserà la produzione subito negli stabilimenti di Camaçari, Taubaté ed entro il quarto trimestre in quello di Troller. Coinvolti 5mila dipendenti. Nel 2020 nel Paese ha venduto 119mila veicoli (-39%). Sebbene non si ritiri dal mercato, per gli analisti è un vantaggio per i concorrenti. Sogefi genera in America Latina oltre il 15% del fatturato e Ford è uno dei clienti più importanti

di Francesca Gerosa

Ford Motor smette di produrre in Brasile, se ne può approfittare Stellantis. Il colosso automobilistico statunitense chiude i suoi tre stabilimenti in Brasile e prevede oneri, al lordo delle imposte, per circa 4,1 miliardi di dollari. La decisione è stata presa dopo il calo delle vendite provocato dalla pandemia da Covid-19, che ha comportato il sottoutilizzo della capacità produttiva.

La produzione cesserà immediatamente negli stabilimenti Ford di Camaçari e Taubaté, con la produzione di alcuni componenti che continuerà per alcuni mesi a supporto delle scorte per le vendite aftermarket. Mentre lo stabilimento Troller di Belo Horizonte, in Brasile, continuerà a funzionare fino al quarto trimestre. Le chiusure degli stabilimenti interessano circa 5.000 dipendenti, ha precisato il portavoce di Ford, T.R. Reid.

Dei 4,1 miliardi di dollari di oneri, Ford ha conta di registrarne circa 2,5 miliardi nel quarto trimestre del 2020 e circa 1,6 miliardi nel 2021. Includono circa 1,6 miliardi di spese non in contanti, il resto cash, principalmente nel 2021 per coprire i licenziamenti. La mossa fa parte della ristrutturazione da 11 miliardi di dollari precedentemente prevista dalla casa automobilistica statunitense (4,2 miliardi solo nel terzo trimestre del 2020) e della strategia dell’azienda volta a raggiungere margini operativi globali dell’8%.

D’altra parte, le vendite di veicoli industriali sono diminuite del 26% in Brasile lo scorso anno (Ford ha sottoperformato a -36%, Fca a -14%) e non si prevede che rimbalzeranno ai livelli del 2019 fino al 2023. “Sappiamo che si tratta di azioni molto difficili, ma necessarie, per creare un business sano e sostenibile”, ha dichiarato il ceo, Jim Farley. “Ci stiamo muovendo verso un modello di business snello e leggero, cessando la produzione in Brasile”. in effetti, il gruppo riduce in modo importante la presenza nel maggior mercato del Sud America, dove aveva una quota di mercato tra il 7% e 8%.

Il colosso automobilistico, che opera in Brasile da più di un secolo, ha già avviato le trattative con i suoi sindacati che stamani a Camaçari, nel nord-est del Brasile, hanno convocato una riunione di emergenza davanti alla fabbrica per prendere posizione sulla perdita di 4.059 posti di lavoro. Mentre il Ministero dell’economia brasiliano si è lamentato della decisione di Ford di terminare la produzione nel paese, rimarcando la necessità di riforme per migliorare il clima imprenditoriale.

“Questo duro colpo ci ha colti di sorpresa. Non avremmo mai immaginato che Ford potesse chiudere le sue fabbriche in Brasile”, ha detto il leader sindacale, Julio Bonfim, in un videomessaggio ai lavoratori. Un altro ritiro da parte in un mercato in via di sviluppo dopo che la società con sede a Dearborn, nel Michigan, il mese scorso ha annullato la joint venture con l’indiana Mahindra & Mahindra.

A seguito della chiusura di questi stabilimenti, Ford terminerà le vendite in Sud America del suv EcoSport, dell’auto subcompatta Ka e del suv T4, una volta che le scorte saranno state vendute. Il gruppo manterrà uno stabilimento in Argentina (produce il nuovo pick-up Ranger) e un altro in Uruguay (nuovo furgone Transit, Bronco e Mustang Mach 1), oltre al centro di sviluppo prodotto a Bahia e la sua sede regionale a San Paolo.

“In Brasile nel 2020 Ford ha venduto 119mila veicoli, -39% anno su anno, pari a una quota di mercato del 7%. Sebbene Ford non si ritiri dal mercato riteniamo possa derivarne un vantaggio per i concorrenti”, ha ipotizzato stamani Equita Sim, ricordando che Stellantis, gruppo automobilistico franco-italo-statunitense nato dalla fusione tra Fca e Psa, nel 2020 ha venduto 298mila veicoli (-20% anno su anno) con una quota di mercato del 18%. Anche per un altro esperto del settore “la mossa di Ford offre spazio di crescita e attenua la competizione fra gli altri player. Fca è il leader di mercato con quota di mercato del 22%, con Psa la quota sale al 23%. Nel 2019 l’8% dell’ebit rettificato del gruppo proveniva dal Sud America”.

Da verificare, ha aggiunto Equita, le ripercussioni sui fornitori, per esempio Sogefi genera in America Latina oltre il 15% del fatturato e Ford è uno dei clienti più importanti a livello globale. Equita ha ribadito il rating buy e il target price a 20,5 euro sul titolo Fca (-0,35% a 14,33 euro stamani in Borsa) e il rating hold con un target price a 1,25 euro sul titolo Sogefi (-0,66% a 1,20 euro). (riproduzione riservata)

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